Egesandro

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Egesandro (in lingua greca antica: ῾Ηγήσανδρος; Delfi, II secolo a.C. – dopo il 144 a.C.[1]) è stato uno storico greco antico.

Nato a Delfi, Egesandro dovrebbe essere stato uno scrittore a metà tra storiografia ed erudizione, situabile nel tardo Ellenismo, come si nota dai frammenti della sua opera a noi pervenuti. Dovrebbe essere vissuto almeno dopo Antigono Gonata, da lui menzionato[2].

Un'iscrizione onoraria[1], inoltre, è stata attribuita a questo autore, onorato negli anni 149-144 nella sua città con la seguente motivazione:

«Divinità. [Buona fortuna]. Quando [Pisiteos figlio di Xenone] era arconte e i membri del Consiglio [per la seconda metà dell'anno Eudoco figlio di Prassia], Agesilao [figlio di Tarantino e Glauco figlio] di Xenone; [è stato risolto dalla città di Delfi, in piena assemblea] con i voti [come prescritto dalla legge: da allora. . . di Atene è sempre stato pio e santo] verso [il dio] se stesso [ed ha mostrato buona volontà e condotta onorevole nei confronti del popolo di Delfi; e ora], dopo essere arrivato nel[la nostra città, si è condotto, durante il suo soggiorno qui, in maniera fine e decorosa], degno del dio [e della sua terra e della nostra città, spendendo dalle sue risorse non una piccola] quantità sul . . . quindi con fortuna [si è risolto alla lode. . . di Atene per la sua] pietà e la santità [verso il dio, sia per la sua buona volontà e condotta onorevole verso la nostra città, sia perché ha condotto se stesso durante il suo soggiorno qui in maniera degna] del dio e della [città di] Atene [e della nostra gente; e che] la città [concede a lui e ai suoi discendenti] la prossenia, [la priorità nell'accesso al l'oracolo, la priorità nel ricevere la giustizia, inviolabilità, lo stato di theorodokos, libertà da tutte le tasse], posti a sedere privilegiato a tutti i [giochi che la città indice, il diritto per se stesso e i suoi discendenti di possedere terreni e fabbricati] e [tutti gli altri diritti che] sono concessi [ad altri prosseni e benefattori] della città; [e sono stati inviati ai suoi cari i più grandi doni di ospitalità prescritti (?)] dalla legge; ed essi sono stati invitati [al focolare pubblico nel Pritaneo]. I magistrati [devono iscrivere questo decreto] nel [posto più importante nel tempio], e se ne invia copia al popolo [di Atene, in modo che tutti possano essere a conoscenza di esso].»

L'iscrizione, se davvero riferibile al nostro Egesandro, rivela che egli risiedette per lungo tempo anche ad Atene e ne fu benefattore.

Egesandro compose un'opera con il titolo di Memorie (in greco: ῾Υπομνήματα), in almeno 6 libri, che consistevano in una raccolta di aneddoti e detti, in gran parte immaginari, concernenti filosofi, re ellenistici, cortigiani, parassiti. Ad essa attinsero sia Plutarco che Ateneo di Naucrati, che, dunque, ne tramandano numerosi frammenti[3].

Ancora da Ateneo abbiamo notizia di un trattato, ὑπόμνημα ἀνδριάντων καὶ ἀγαλμάτων (Commentario su statue e busti), probabilmente riguardante la statuaria e la bronzistica presenti nel tempio di Apollo e sulla Via Sacra e, inoltre, un pamphlet antiaccademico Sulla malignità di Platone[4].

  1. ^ a b Sylloge Inscriptionum Graecarum, ed. W. Dittenberger, Lipsia, Hirzel, 1883, vol. 3, n. 654.
  2. ^ Ateneo, IX, 400,d.
  3. ^ Ateneo lo cita nei suoi Deipnosofisti, inː I 19; II 44; IV 167; V 210; VI 248-251 e 260; VII 289; VIII 337, 340, 350; IX 400; X 419 e 432; XI 477 e 507; XII 544; XIII 564, 572, 584, 592; XIV 621 e 652.
  4. ^ Tutti i frammenti e le testimonianze in Fragmenta historicorum Graecorum, curato da Karl Wilhelm Ludwig Müller, Parigi, Didot, 1854, vol. IV.

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